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Le prove della ns motoretta nera
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Le prove della ns motoretta nera
Da Motoblog:
Alla guida si avvertono rapidamente le pedane basse ed il motore ricco di coppia sin dai bassi regimi, buona la maneggevolezza migliorabile la taratura delle sospensioni soprattutto sul posteriore forse troppo rigido. Su questa versione la classica sella Sportster, alta 643mm, è monoposto, ma si può aggiungere un sellino passeggero e/o uno schienalino.
Le pedane purtroppo non hanno la molla di ritorno e toccano facilmente terra la frenata è morbida e molto modulabile anche se non brilla per potenza decelerante, vicino alla manopola del gas c’è la rotellina per regolare il filo del gas che però può creare qualche interferenza con il pollice destro. Migliorabile anche la bulloneria del blocco manubbrio e del cannotto di sterzo.
Perfetta invece la rapporta tura del cambio che si sposa alla perfezione con una erogazione del motore molto generosa che si fonda su un tiro ai bassi formidabili. Il bello del low ride è non solo godere del paesaggio ma anche utilizzare veramente poco il comando del cambio. Il motore di certo non impressiona per potenza ma tutto sommato ha un allungo sufficiente e sue cinque marce che non fanno rimpiangere le sei.
Altro aspetto positivo è il motore che scalda veramente poco e anche con un forte caldo esterno non crea problemi a gambe e zone basse. Poco efficace invece la posizione degli specchi seppur ben realizzati dal punto di vista estetico che inquadrano spesso le braccia del pilota e avvicinano un po’ gli oggetti riflessi tanto da prevedere una scritta del tipo: objects in the mirror are closer (gli oggetti negli specchi sono vicini), in compenso c’è anche un bel logo Harley serigrafato sulla parte esterna. Molto buona infine la disposizione dei pesi con il baricentro basso che rende la moto docile e maneggevole, non a caso anche nel traffico o alle basse velocità risulta più docile e guidabile di uno scooter.
Alla guida si avvertono rapidamente le pedane basse ed il motore ricco di coppia sin dai bassi regimi, buona la maneggevolezza migliorabile la taratura delle sospensioni soprattutto sul posteriore forse troppo rigido. Su questa versione la classica sella Sportster, alta 643mm, è monoposto, ma si può aggiungere un sellino passeggero e/o uno schienalino.
Le pedane purtroppo non hanno la molla di ritorno e toccano facilmente terra la frenata è morbida e molto modulabile anche se non brilla per potenza decelerante, vicino alla manopola del gas c’è la rotellina per regolare il filo del gas che però può creare qualche interferenza con il pollice destro. Migliorabile anche la bulloneria del blocco manubbrio e del cannotto di sterzo.
Perfetta invece la rapporta tura del cambio che si sposa alla perfezione con una erogazione del motore molto generosa che si fonda su un tiro ai bassi formidabili. Il bello del low ride è non solo godere del paesaggio ma anche utilizzare veramente poco il comando del cambio. Il motore di certo non impressiona per potenza ma tutto sommato ha un allungo sufficiente e sue cinque marce che non fanno rimpiangere le sei.
Altro aspetto positivo è il motore che scalda veramente poco e anche con un forte caldo esterno non crea problemi a gambe e zone basse. Poco efficace invece la posizione degli specchi seppur ben realizzati dal punto di vista estetico che inquadrano spesso le braccia del pilota e avvicinano un po’ gli oggetti riflessi tanto da prevedere una scritta del tipo: objects in the mirror are closer (gli oggetti negli specchi sono vicini), in compenso c’è anche un bel logo Harley serigrafato sulla parte esterna. Molto buona infine la disposizione dei pesi con il baricentro basso che rende la moto docile e maneggevole, non a caso anche nel traffico o alle basse velocità risulta più docile e guidabile di uno scooter.
ANIMANERA23- Iron Mechanical
- Numero di messaggi : 3369
Data d'iscrizione : 03.06.09
Re: Le prove della ns motoretta nera
Da Sportster Maniacs:
Grazie ai ragazzi della Taddy's Harley Davidson di Milano, abbiamo potuto provare questo modello e raccontarvi la nostra esperienza.
L'Iron che avevamo a disposizione era la versione brilliant silver, che ha una colorazione argentata opaca che ha sicuramente una buona resistenza ai graffi.
La strumentazione è la classica della serie: 2 pulsanti per lato per gli indicatori di direzione, il pulsante del clacson e degli abbaglianti a sinistra, il pulsante di accensione del motorino di avviamento e quello di start sul lato destro, con al centro il grande tachimetro con le varie spie di riserva, batteria, controllo motore e antifurto. Manca il contagiri che è possibile, come qualsiasi altro accessorio, montare successivamente se proprio non potete farne a meno.
Mentre mi preparo per il giro decido di far scaldare il bicilindrico. Come avviene da qualche anno su tutti i modelli della gamma, anche sull'Iron sono stati equipaggiati degli scarichi molto strozzati e come risultato riusciamo a goderci il sound proveniente direttamente dal motore, ma da "vergine" questo Sportster non fa sentire il tipico suono Harley. Inutile dire che bastano degli scarichi più "performanti" per risolvere il problema...
Una volta in sella bisogna prendere familiarità, se non si è già abituati, con i comandi in posizione centrale che favoriscono una posizione più raccolta rispetto ai comandi avanzati, col risultato che la moto sembra essere più manovrabile. Bisogna fare anche i conti con la statura: se si è alti più di 1.85m ci si sente un pò "compressi", ma è solo un'impressione perchè, una volta partiti, la posizione risulta molto comoda anche per i più alti.
Decido finalmente di partire, facendo i primi metri a bassa velocità per abituarmi a questo modello. Ma resisto ben poco e al primo semaforo rosso mi preparo per testare a fondo la mia Iron. Quando scatta il verde spingo la prima e la seconda fino in fondo, facendo cantare il motore che finalmente ruggisce come un leone. Le prime curve sono una piacevole sorpresa perchè la posizione delle pedane e il classico baricentro Sportster favoriscono un bell'ingresso, permettendomi anche di accennare qualche piega, senza esagerare però!
Spingo per bene anche le altre marce fino alla quinta, considerandò però che la povera moto sotto le mie grinfie è ancora in rodaggio!
Dovendo frenare spesso, noto che i freni fanno bene il loro lavoro, riesco a modulare bene i miei arresti e provo anche delle staccate più decise. Non siamo certo ai livelli di eccellenza, ma non ho mai notato incertezze in frenata.
Inizio ormai ad abituarmi all'Iron, che riesce a creare un gran feeling col suo pilota: sembra di essere tutt'uno con la moto e con la strada, una bellissima sensazione!
Arriva l'ora di punta e il traffico inizia a farsi più intenso. Lo Sportster Iron sembra trasformarsi in una bicicletta e i suoi chili sembrano rimanere solo sulla carta.
L'agilità con cui si muove tra le macchine è spettacolare (come sa chi già possiede uno Sporty) e questo modello non è da meno. La leva del cambio è abbastanza morbida e non dà problemi in coda ed il cambio è il classico rumoroso e un pò lento che noi tutti però amiamo, tipico della serie.
Ancora qualche ripresa (la coppia dell'883 è fantastica come sempre) prima di tornare a riconsegnare la moto, guardandomi anche un pò in giro però per osservare le persone che mi guardano, con un pò di invidia forse... il fascino Harley Davidson colpisce sempre tutti.
Riconsegno le chiavi soddisfatto e rimonto in sella al mio Sporty custom rassicurandolo: "non ti preoccupare, il tuo fratello Iron è davvero una gran bella bestiola, ma non ti cambierei per nulla al mondo!"
Grazie ai ragazzi della Taddy's Harley Davidson di Milano, abbiamo potuto provare questo modello e raccontarvi la nostra esperienza.
L'Iron che avevamo a disposizione era la versione brilliant silver, che ha una colorazione argentata opaca che ha sicuramente una buona resistenza ai graffi.
La strumentazione è la classica della serie: 2 pulsanti per lato per gli indicatori di direzione, il pulsante del clacson e degli abbaglianti a sinistra, il pulsante di accensione del motorino di avviamento e quello di start sul lato destro, con al centro il grande tachimetro con le varie spie di riserva, batteria, controllo motore e antifurto. Manca il contagiri che è possibile, come qualsiasi altro accessorio, montare successivamente se proprio non potete farne a meno.
Mentre mi preparo per il giro decido di far scaldare il bicilindrico. Come avviene da qualche anno su tutti i modelli della gamma, anche sull'Iron sono stati equipaggiati degli scarichi molto strozzati e come risultato riusciamo a goderci il sound proveniente direttamente dal motore, ma da "vergine" questo Sportster non fa sentire il tipico suono Harley. Inutile dire che bastano degli scarichi più "performanti" per risolvere il problema...
Una volta in sella bisogna prendere familiarità, se non si è già abituati, con i comandi in posizione centrale che favoriscono una posizione più raccolta rispetto ai comandi avanzati, col risultato che la moto sembra essere più manovrabile. Bisogna fare anche i conti con la statura: se si è alti più di 1.85m ci si sente un pò "compressi", ma è solo un'impressione perchè, una volta partiti, la posizione risulta molto comoda anche per i più alti.
Decido finalmente di partire, facendo i primi metri a bassa velocità per abituarmi a questo modello. Ma resisto ben poco e al primo semaforo rosso mi preparo per testare a fondo la mia Iron. Quando scatta il verde spingo la prima e la seconda fino in fondo, facendo cantare il motore che finalmente ruggisce come un leone. Le prime curve sono una piacevole sorpresa perchè la posizione delle pedane e il classico baricentro Sportster favoriscono un bell'ingresso, permettendomi anche di accennare qualche piega, senza esagerare però!
Spingo per bene anche le altre marce fino alla quinta, considerandò però che la povera moto sotto le mie grinfie è ancora in rodaggio!
Dovendo frenare spesso, noto che i freni fanno bene il loro lavoro, riesco a modulare bene i miei arresti e provo anche delle staccate più decise. Non siamo certo ai livelli di eccellenza, ma non ho mai notato incertezze in frenata.
Inizio ormai ad abituarmi all'Iron, che riesce a creare un gran feeling col suo pilota: sembra di essere tutt'uno con la moto e con la strada, una bellissima sensazione!
Arriva l'ora di punta e il traffico inizia a farsi più intenso. Lo Sportster Iron sembra trasformarsi in una bicicletta e i suoi chili sembrano rimanere solo sulla carta.
L'agilità con cui si muove tra le macchine è spettacolare (come sa chi già possiede uno Sporty) e questo modello non è da meno. La leva del cambio è abbastanza morbida e non dà problemi in coda ed il cambio è il classico rumoroso e un pò lento che noi tutti però amiamo, tipico della serie.
Ancora qualche ripresa (la coppia dell'883 è fantastica come sempre) prima di tornare a riconsegnare la moto, guardandomi anche un pò in giro però per osservare le persone che mi guardano, con un pò di invidia forse... il fascino Harley Davidson colpisce sempre tutti.
Riconsegno le chiavi soddisfatto e rimonto in sella al mio Sporty custom rassicurandolo: "non ti preoccupare, il tuo fratello Iron è davvero una gran bella bestiola, ma non ti cambierei per nulla al mondo!"
ANIMANERA23- Iron Mechanical
- Numero di messaggi : 3369
Data d'iscrizione : 03.06.09
Re: Le prove della ns motoretta nera
Da Motorbox:
Harley-Davidson 883 Iron
L'anima nera della Sportster
La più piccola tra le Dark Harley arriva sul mercato con il suo carico di personalità. Moto cattiva fuori, facile dentro, buona per ogni capacità e con un fascino che non tramonta mai. Costa anche poco.
Martedí, 12 Maggio 2009
COM’È Il bello dell’Harley sta nella fantasia dei loro designer e progettisti. Sembra una battuta ma non lo è, trovatemi un altro marchio capace di creare così tanti modelli da una stessa base e, soprattutto, di venderli altrettanto bene. Chi non conosce il mondo di Milwaukee farà in fretta a risolvere la questione con un "tanto sono tutte uguali", chi invece è appassionato di queste moto capisce bene che dietro ad ogni modello presentato si cela una personalità spiccata che lo differenzia dagli altri.
QUESTIONE DI DETTAGLI Nessuno come Harley è capace di fare la differenza con un semplice dettaglio, possa questo essere un faro, una particolare colorazione o anche solo una sella. Non si spiegherebbe altrimenti il perché ogni volta arriva sul mercato un modello nuovo questo sia inevitabilmente il più richiesto.
SPORTSTER SELLER Nel caso poi della serie Sportster Harley-Davidson è decisamente prolifica, sfornando modelli a raffica. Più che giusto spingere, perché la serie Sportster vale moltissimo per H-D, basti pensare che nel 2008 è stata la top seller del marchio e sono state ben 2.457 le nuove Sportster arrivate sul mercato italiano (di queste 1.601 sono 883). Numeri da top ten nella classifica delle vendite, quindi, il che spiega il perché di tanta "creatività": stimolare continuamente le fantasie dei clienti, nel caso della Sportster pare essere una carta davvero vincente.
ACCIAIO NERO La 883 Iron non è quindi che l’ennesimo capitolo di questo libro iniziato nel 1957 con la prima Sportster è il modello che completa verso il basso la gamma delle "dark custom" Harley che già comprende la Street Bob, la Fat Bob, la Cross Bones e la Nightster, modelli "minimal" in cui è il nero a farla da padrone, dedicati, secondo Harley, ad un pubblico giovane che si avvicina per la prima volta al Marchio di Milwaukee.
E se la Nightster è stata molto apprezzata (la migliore tra le Sportster lo scorso anno) per la Iron addirittura pare ci siano state così tante prenotazioni da costringere qualche concessionario ad appendere il cartello "sold out" in vetrina.
MONOPOSTO La Iron, in effetti, appare anche più grintosa della sorella maggiore, la sua anima "dark" è frutto della vernice nera che Harley ha provveduto a spargere a piene mani su numerosi elementi della moto tra i quali: cerchi, foderi forcella e supporti dei parafanghi, coperchio del filtro aria, serbatoio dell’olio, copricinghia, manubrio e comandi a pedale. La sella monoposto poi ne fa una moto da cuori solitari anche se è ovviamente disponibile una sella che prevede anche il posto per il passeggero.
IL FARO C’È MA NON SI VEDE Come per la Nightser è la parte posteriore quella più intrigante della Iron, caratterizzata dal corto parafango posteriore nero e dalle luci di stop e posizione integrate negli indicatori di direzione, che danno alla moto un aspetto selvaggio e vagamente "fuorilegge" (sembra che non ci sia il faro).
SOLO 883 Il V2 di 45° è l’ultima versione dell’883, montato elasticamente nel telaio ed equipaggiato con iniezione elettronica cui, dicono in Harley, è stata data una taratura più sportiva. Solo due i freni a disco, nel segno delle bobber più essenziali, mentre l’accoppiata di cerchi da 19/16 pollici (gomma posteriore da 150) chiude il quadro ciclistico caratterizzato anche da sospensioni particolarmente corte (92 mm la corsa della forcella, solo 41 mm quella degli ammortizzatori!!) e una sella posta a soli 693 mm da terra, meno di così… c’è solo il monopattino.
PREZZO OK Come dire, una cattivona che si fa domare da chiunque e che ha anche un prezzo molto alla portata visto che negli 8.500 € (che diventano 8.000 se avete un rottame da demolire) potrete portarvela a casa assieme a un kit di preparazione (outlaw, wild, renegade) offerto da Harley-Davidson.
COME VA Sottilissima e snella, la Iron sembra nata apposta per muoversi senza problemi nei limitati e trafficati spazi europei. Il baricentro è basso, la sella rasoterra e il manubrio ha un ampio braccio di leva che la rende davvero facilmente governabile da chiunque nonostante il peso non sia da libellula (di acciaio sulle Harley ce n’è davvero tanto). In sella, la posizione di guida è quella tipica delle Sportster, con il largo manubrio drag bar e le pedane centrate che regalano alla Iron una posizione di guida piuttosto comoda.
COPIA POCO Comoda per la postura, molto meno per quanto sono in grado di offrire la sella con imbottitura minimale e gli ammortizzatori ultracorti che francamente non si danno molto da fare per assorbire i colpi. Cose che chi è attratto dalla Iron sa bene fin dall’inizio e che lo predispongono già a ricevere qualche colpo secco di troppo sul fondoschiena e anche dalla forcella che arriva un po’ troppo spesso al fondoscorsa.
COPPIA SOTTO Come tutte le 883 è comunque la facilità di guida il punto di forza della Iron. Harley non dichiara la potenza massima (comunque attorno alla cinquantina di cavalli) ma solo la coppia che ha il suo picco di 70 Nm a soli 3750 giri. Un dato che la dice lunga sull’erogazione del V2 americano, che già a regimi poco più alti del minimo ha una buona disponibilità di spinta. Certo non occorre avere aspettative racing visto che i kg da spingere sono 251 (pilota escluso), ma la Iron si muove in modo più che disinvolto in ogni situazione, soprattutto in quella urbana dove quasi si sempre si trova ad operare.
FACILE FACILE Guidare una Sportster è sempre una bella sensazione, è una moto classica, che non promette cose che non può mantenere. È facile poco impegnativa, piena di carattere con un motore pacioso ma ricco di coppia. Una moto che ama lasciarsi condurre morbidamente portandovi a spasso con impegno psicofisico pari a zero (a parte quello del fondoschiena…).
VIBRAZIONI SOLO GOOD Sono davvero lontani i tempi in cui bastava un breve tragitto autostradale per finire devastati dalle vibrazioni, le Sportster di oggi sono moto godibili non vibrano più, grazie agli attacchi elastici del telaio al motore sono rimaste solo le inconfondibili pulsazioni del piccolo twin di 45°, le "bad vibrations" invece non passano.
TOCCA SOTTO La guida facile e disimpegnata che la Iron riesce ad offrire, ben si sposa con qualsiasi percorso, basta non farsi prendere la mano perché pedane (molto larghe) e soprattutto lo scarico arrivano presto a grattare l’asfalto frustrando le ambizioni di piega di qualche "pistaiolo", ma va bene così la Sportster come già detto non promette cose che non può mantenere e basta guardarla per capire che non nasce per fare le pieghe.
FRENA, BASTA TIRARE Così come vanno bene anche i freni, certo non miracolosi (io un doppio disco lo avrei messo davanti, ci sarebbe stato bene anche come look) ma adeguati all’utilizzo e alle prestazioni proposte dalla moto. Gli spazi di frenata sono sommato onesti, l’importante è tirare per bene la leva, e in questo non si è troppo aiutati dalla classica leva grossa e poco ergonomica che caratterizza tutte le Harley. Ma gli americani, che mani hanno?
Harley-Davidson 883 Iron
L'anima nera della Sportster
La più piccola tra le Dark Harley arriva sul mercato con il suo carico di personalità. Moto cattiva fuori, facile dentro, buona per ogni capacità e con un fascino che non tramonta mai. Costa anche poco.
Martedí, 12 Maggio 2009
COM’È Il bello dell’Harley sta nella fantasia dei loro designer e progettisti. Sembra una battuta ma non lo è, trovatemi un altro marchio capace di creare così tanti modelli da una stessa base e, soprattutto, di venderli altrettanto bene. Chi non conosce il mondo di Milwaukee farà in fretta a risolvere la questione con un "tanto sono tutte uguali", chi invece è appassionato di queste moto capisce bene che dietro ad ogni modello presentato si cela una personalità spiccata che lo differenzia dagli altri.
QUESTIONE DI DETTAGLI Nessuno come Harley è capace di fare la differenza con un semplice dettaglio, possa questo essere un faro, una particolare colorazione o anche solo una sella. Non si spiegherebbe altrimenti il perché ogni volta arriva sul mercato un modello nuovo questo sia inevitabilmente il più richiesto.
SPORTSTER SELLER Nel caso poi della serie Sportster Harley-Davidson è decisamente prolifica, sfornando modelli a raffica. Più che giusto spingere, perché la serie Sportster vale moltissimo per H-D, basti pensare che nel 2008 è stata la top seller del marchio e sono state ben 2.457 le nuove Sportster arrivate sul mercato italiano (di queste 1.601 sono 883). Numeri da top ten nella classifica delle vendite, quindi, il che spiega il perché di tanta "creatività": stimolare continuamente le fantasie dei clienti, nel caso della Sportster pare essere una carta davvero vincente.
ACCIAIO NERO La 883 Iron non è quindi che l’ennesimo capitolo di questo libro iniziato nel 1957 con la prima Sportster è il modello che completa verso il basso la gamma delle "dark custom" Harley che già comprende la Street Bob, la Fat Bob, la Cross Bones e la Nightster, modelli "minimal" in cui è il nero a farla da padrone, dedicati, secondo Harley, ad un pubblico giovane che si avvicina per la prima volta al Marchio di Milwaukee.
E se la Nightster è stata molto apprezzata (la migliore tra le Sportster lo scorso anno) per la Iron addirittura pare ci siano state così tante prenotazioni da costringere qualche concessionario ad appendere il cartello "sold out" in vetrina.
MONOPOSTO La Iron, in effetti, appare anche più grintosa della sorella maggiore, la sua anima "dark" è frutto della vernice nera che Harley ha provveduto a spargere a piene mani su numerosi elementi della moto tra i quali: cerchi, foderi forcella e supporti dei parafanghi, coperchio del filtro aria, serbatoio dell’olio, copricinghia, manubrio e comandi a pedale. La sella monoposto poi ne fa una moto da cuori solitari anche se è ovviamente disponibile una sella che prevede anche il posto per il passeggero.
IL FARO C’È MA NON SI VEDE Come per la Nightser è la parte posteriore quella più intrigante della Iron, caratterizzata dal corto parafango posteriore nero e dalle luci di stop e posizione integrate negli indicatori di direzione, che danno alla moto un aspetto selvaggio e vagamente "fuorilegge" (sembra che non ci sia il faro).
SOLO 883 Il V2 di 45° è l’ultima versione dell’883, montato elasticamente nel telaio ed equipaggiato con iniezione elettronica cui, dicono in Harley, è stata data una taratura più sportiva. Solo due i freni a disco, nel segno delle bobber più essenziali, mentre l’accoppiata di cerchi da 19/16 pollici (gomma posteriore da 150) chiude il quadro ciclistico caratterizzato anche da sospensioni particolarmente corte (92 mm la corsa della forcella, solo 41 mm quella degli ammortizzatori!!) e una sella posta a soli 693 mm da terra, meno di così… c’è solo il monopattino.
PREZZO OK Come dire, una cattivona che si fa domare da chiunque e che ha anche un prezzo molto alla portata visto che negli 8.500 € (che diventano 8.000 se avete un rottame da demolire) potrete portarvela a casa assieme a un kit di preparazione (outlaw, wild, renegade) offerto da Harley-Davidson.
COME VA Sottilissima e snella, la Iron sembra nata apposta per muoversi senza problemi nei limitati e trafficati spazi europei. Il baricentro è basso, la sella rasoterra e il manubrio ha un ampio braccio di leva che la rende davvero facilmente governabile da chiunque nonostante il peso non sia da libellula (di acciaio sulle Harley ce n’è davvero tanto). In sella, la posizione di guida è quella tipica delle Sportster, con il largo manubrio drag bar e le pedane centrate che regalano alla Iron una posizione di guida piuttosto comoda.
COPIA POCO Comoda per la postura, molto meno per quanto sono in grado di offrire la sella con imbottitura minimale e gli ammortizzatori ultracorti che francamente non si danno molto da fare per assorbire i colpi. Cose che chi è attratto dalla Iron sa bene fin dall’inizio e che lo predispongono già a ricevere qualche colpo secco di troppo sul fondoschiena e anche dalla forcella che arriva un po’ troppo spesso al fondoscorsa.
COPPIA SOTTO Come tutte le 883 è comunque la facilità di guida il punto di forza della Iron. Harley non dichiara la potenza massima (comunque attorno alla cinquantina di cavalli) ma solo la coppia che ha il suo picco di 70 Nm a soli 3750 giri. Un dato che la dice lunga sull’erogazione del V2 americano, che già a regimi poco più alti del minimo ha una buona disponibilità di spinta. Certo non occorre avere aspettative racing visto che i kg da spingere sono 251 (pilota escluso), ma la Iron si muove in modo più che disinvolto in ogni situazione, soprattutto in quella urbana dove quasi si sempre si trova ad operare.
FACILE FACILE Guidare una Sportster è sempre una bella sensazione, è una moto classica, che non promette cose che non può mantenere. È facile poco impegnativa, piena di carattere con un motore pacioso ma ricco di coppia. Una moto che ama lasciarsi condurre morbidamente portandovi a spasso con impegno psicofisico pari a zero (a parte quello del fondoschiena…).
VIBRAZIONI SOLO GOOD Sono davvero lontani i tempi in cui bastava un breve tragitto autostradale per finire devastati dalle vibrazioni, le Sportster di oggi sono moto godibili non vibrano più, grazie agli attacchi elastici del telaio al motore sono rimaste solo le inconfondibili pulsazioni del piccolo twin di 45°, le "bad vibrations" invece non passano.
TOCCA SOTTO La guida facile e disimpegnata che la Iron riesce ad offrire, ben si sposa con qualsiasi percorso, basta non farsi prendere la mano perché pedane (molto larghe) e soprattutto lo scarico arrivano presto a grattare l’asfalto frustrando le ambizioni di piega di qualche "pistaiolo", ma va bene così la Sportster come già detto non promette cose che non può mantenere e basta guardarla per capire che non nasce per fare le pieghe.
FRENA, BASTA TIRARE Così come vanno bene anche i freni, certo non miracolosi (io un doppio disco lo avrei messo davanti, ci sarebbe stato bene anche come look) ma adeguati all’utilizzo e alle prestazioni proposte dalla moto. Gli spazi di frenata sono sommato onesti, l’importante è tirare per bene la leva, e in questo non si è troppo aiutati dalla classica leva grossa e poco ergonomica che caratterizza tutte le Harley. Ma gli americani, che mani hanno?
ANIMANERA23- Iron Mechanical
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Commenti unici di Biker soddisfatti
Così bassa che ti puoi sdraiare sul manto stradale
e quel motore che batte con forza ancestrale.
Dinnanzi a te solo un piccolo strumento rotondo
che manco guardi se attorno gira il mondo.
Ha qualcosa di magico questa 883, con la sua coppia imponente
che ti spinge da dietro come la mano buona di un gigante.
Poca fretta con lei e nessuna velleità corsaiola
dev’essere trattata con calma ed estrema cura.
Lungi da lei i frettolosi, i manici e gli smanettoni
gli amanti del contagiri gli stanno sui coglioni.
E se le curve non le fai con il ginocchio per terra
a lei poco importa, non deve scendere in guerra.
Ci si diverte con 50 cavalli trotterellando a velocità da passeggio
e te ne fotti di chi ti supera a 200 mostrando il suo coraggio.
Dietro la visiera del casco rigorosamente aperto
compare un sorriso nei confronti di quell’esperto.
Lui non ha capito niente del valore della vita
e se la gioca alla roulette russa ad ogni sua uscita.
La velocità è l’appagamento di ogni sua ambizione
ma dalla mia 883 lo vedo come un gran coglione.
Il suo motore a quattro, urla come un dannato
e lui tutto ingobbito sul manubrio si sente realizzato.
Il suo strumento segna appena 10 mila rotazioni
ce ne sarebbero ancora 5000 per giungere alle massime prestazioni.
Lui giungerà prima di me qualunque sia il suo itinerario
e si congratulerà con se per il suo perfetto orario.
E racconterà ai suoi amici, ogni due e tre
di come superò a 200 all’ora un pirla sull’883.
Dopo oltre 20 anni di moto BMW ho voluto provare qualcosa di diverso.
Ho sempre gironzolato attorno al marchio Harley Davidson e grazie ad un gentile concessionario ne ho provate anche diverse, ma ogni qualvolta scendevo dalla sella rimanevo alquanto perplesso ed alla fine mi rendevo conto che non erano moto fatte per me.
Vibrazioni, motore, cambio, frizione e sospensioni non avevano nulla a che vedere con quanto offriva la BMW e con quanto io ero abituato da tempo.
E poi quella posizione di guida alquanto inusuale non riusciva a convincermi.
Ma con il tempo le cose cambiano, e quando si arriva a 62 anni stando ininterrottamente sulle moto dall’età di 16, le cose cambiano eccome!
Le velleità velocistiche calano inesorabilmente, altrettanto dicasi per le esigenze di potenza, le percorrenze stradali annue si dimezzano, le uscite diventano passeggiate fuori porta.
Da parte mia è duro ammetterlo, ma ormai è così.
La mia BMW R 1100 R del 2000 cominciava a venirmi troppo grande ed in certe occasioni finiva anche per mettermi in imbarazzo.
Era venuto il momento di cambiare registro e cercare qualcosa che potesse soddisfare le mie nuove esigenze.
L’occasione si presentò con una XL 883 R colore arancio e motore nero opaco, immatricolata nel 2007 e praticamente nuova di pacca!
Apparteneva ad un mio conoscente che nel suo garage ne aveva 4, una più stupenda dell’altra e dove l’ 833 forse ci stava un po’ stretta.
Me la fece provare e me ne innamorai immediatamente.
L’indomani era già nel mio box che troneggiava in prima fila fra le altre moto.
Ci sono uscito già tre volte e sono state delle vere godurie.
Mi sono reso conto che la gratificazione che può avere un motociclista dalla sua moto non si basa solo sulla velocità, sulla potenza o sulla possibilità di piega.
Ci si può divertire ed essere felici anche con 50 cavalli, trotterellando a velocità che magari altri possono ritenere da handicappati.
Il segreto sta nel motore, nella sua paciosità e nella capacità di infondere sicurezza.
Non una coppia motrice che ti arriva da dietro come un calcione nel sedere, ma una spinta potente e progressiva che ti accompagna come la mano di un gigante buono.
Oggi mi son ritrovato a passeggiare osservando il cielo e il mare cullato dal borbottio asincrono del motore a V stretto.
Da oltre mezz’ora viaggiavo ad una velocità quasi costante senza sentire il bisogno di andare oltre.
Guardo il contachilometri: segnava 50!
Come spiegare le sensazioni che si provano guidando un’ Harley Davidson?
Vi è qualcosa di magico in queste moto!
Pensate che ogni qualvolta rientro da una passeggiata la mia schiena è a pezzi, anche perché non sono il tipo da fare il giretto di qualche chilometro.
Al ritorno, quando entro la moto nel box, sono sempre incazzato e dentro di me dico che non la toccherò finchè la mia schiena non avrà metabolizzato tutti i colpacci che ha preso, ovvero almeno per una settimana.
Ma stranamente l’indomani mattina sento già il bisogno di prenderla per riascoltare il sound del suo motore, godere della sua spinta e della serentità che dona nel condurla.
Mi piace guidarla lontano dalle autostrade, attraversando le strade strette dei paesi, dove lo scarico del bicilindrico si riflette sui muri producendo un suono possente ma per nulla fastidioso.
Mi piace osservare l’espressione di ammirazione dei passanti, letteralmente presi da quel pulsare asincrono che sembra distribuire suoni fatti di materia e non di onde sonore.
Mi piace notare coloro che si soffermano ad osservare il balzellante minimo da 60 giri al minuto, credendo che il motore si debba spegnere da un momento all’altro e rimanendo sbalorditi quando si accorgono che invece quel motore gira proprio così.
Mi piace fotografarla come fosse una modella quando trovo uno sfondo appropriato alla sua personalità.
Con le altre moto tutto ciò non mi era mai capitato!
e quel motore che batte con forza ancestrale.
Dinnanzi a te solo un piccolo strumento rotondo
che manco guardi se attorno gira il mondo.
Ha qualcosa di magico questa 883, con la sua coppia imponente
che ti spinge da dietro come la mano buona di un gigante.
Poca fretta con lei e nessuna velleità corsaiola
dev’essere trattata con calma ed estrema cura.
Lungi da lei i frettolosi, i manici e gli smanettoni
gli amanti del contagiri gli stanno sui coglioni.
E se le curve non le fai con il ginocchio per terra
a lei poco importa, non deve scendere in guerra.
Ci si diverte con 50 cavalli trotterellando a velocità da passeggio
e te ne fotti di chi ti supera a 200 mostrando il suo coraggio.
Dietro la visiera del casco rigorosamente aperto
compare un sorriso nei confronti di quell’esperto.
Lui non ha capito niente del valore della vita
e se la gioca alla roulette russa ad ogni sua uscita.
La velocità è l’appagamento di ogni sua ambizione
ma dalla mia 883 lo vedo come un gran coglione.
Il suo motore a quattro, urla come un dannato
e lui tutto ingobbito sul manubrio si sente realizzato.
Il suo strumento segna appena 10 mila rotazioni
ce ne sarebbero ancora 5000 per giungere alle massime prestazioni.
Lui giungerà prima di me qualunque sia il suo itinerario
e si congratulerà con se per il suo perfetto orario.
E racconterà ai suoi amici, ogni due e tre
di come superò a 200 all’ora un pirla sull’883.
Dopo oltre 20 anni di moto BMW ho voluto provare qualcosa di diverso.
Ho sempre gironzolato attorno al marchio Harley Davidson e grazie ad un gentile concessionario ne ho provate anche diverse, ma ogni qualvolta scendevo dalla sella rimanevo alquanto perplesso ed alla fine mi rendevo conto che non erano moto fatte per me.
Vibrazioni, motore, cambio, frizione e sospensioni non avevano nulla a che vedere con quanto offriva la BMW e con quanto io ero abituato da tempo.
E poi quella posizione di guida alquanto inusuale non riusciva a convincermi.
Ma con il tempo le cose cambiano, e quando si arriva a 62 anni stando ininterrottamente sulle moto dall’età di 16, le cose cambiano eccome!
Le velleità velocistiche calano inesorabilmente, altrettanto dicasi per le esigenze di potenza, le percorrenze stradali annue si dimezzano, le uscite diventano passeggiate fuori porta.
Da parte mia è duro ammetterlo, ma ormai è così.
La mia BMW R 1100 R del 2000 cominciava a venirmi troppo grande ed in certe occasioni finiva anche per mettermi in imbarazzo.
Era venuto il momento di cambiare registro e cercare qualcosa che potesse soddisfare le mie nuove esigenze.
L’occasione si presentò con una XL 883 R colore arancio e motore nero opaco, immatricolata nel 2007 e praticamente nuova di pacca!
Apparteneva ad un mio conoscente che nel suo garage ne aveva 4, una più stupenda dell’altra e dove l’ 833 forse ci stava un po’ stretta.
Me la fece provare e me ne innamorai immediatamente.
L’indomani era già nel mio box che troneggiava in prima fila fra le altre moto.
Ci sono uscito già tre volte e sono state delle vere godurie.
Mi sono reso conto che la gratificazione che può avere un motociclista dalla sua moto non si basa solo sulla velocità, sulla potenza o sulla possibilità di piega.
Ci si può divertire ed essere felici anche con 50 cavalli, trotterellando a velocità che magari altri possono ritenere da handicappati.
Il segreto sta nel motore, nella sua paciosità e nella capacità di infondere sicurezza.
Non una coppia motrice che ti arriva da dietro come un calcione nel sedere, ma una spinta potente e progressiva che ti accompagna come la mano di un gigante buono.
Oggi mi son ritrovato a passeggiare osservando il cielo e il mare cullato dal borbottio asincrono del motore a V stretto.
Da oltre mezz’ora viaggiavo ad una velocità quasi costante senza sentire il bisogno di andare oltre.
Guardo il contachilometri: segnava 50!
Come spiegare le sensazioni che si provano guidando un’ Harley Davidson?
Vi è qualcosa di magico in queste moto!
Pensate che ogni qualvolta rientro da una passeggiata la mia schiena è a pezzi, anche perché non sono il tipo da fare il giretto di qualche chilometro.
Al ritorno, quando entro la moto nel box, sono sempre incazzato e dentro di me dico che non la toccherò finchè la mia schiena non avrà metabolizzato tutti i colpacci che ha preso, ovvero almeno per una settimana.
Ma stranamente l’indomani mattina sento già il bisogno di prenderla per riascoltare il sound del suo motore, godere della sua spinta e della serentità che dona nel condurla.
Mi piace guidarla lontano dalle autostrade, attraversando le strade strette dei paesi, dove lo scarico del bicilindrico si riflette sui muri producendo un suono possente ma per nulla fastidioso.
Mi piace osservare l’espressione di ammirazione dei passanti, letteralmente presi da quel pulsare asincrono che sembra distribuire suoni fatti di materia e non di onde sonore.
Mi piace notare coloro che si soffermano ad osservare il balzellante minimo da 60 giri al minuto, credendo che il motore si debba spegnere da un momento all’altro e rimanendo sbalorditi quando si accorgono che invece quel motore gira proprio così.
Mi piace fotografarla come fosse una modella quando trovo uno sfondo appropriato alla sua personalità.
Con le altre moto tutto ciò non mi era mai capitato!
ANIMANERA23- Iron Mechanical
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Data d'iscrizione : 03.06.09
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